Novità sul pignoramento dello stipendio, adesso il rischio è reale per tutti e tanti iniziano a tremare: cosa bisogna sapere.
L’arrivo dello stipendio è uno dei momenti più attesi del mese: spesso, gran parte della quota va via per spese e bollette, ma è il sostentamento primario (salvo altre fonti di reddito) su cui ogni lavoratore fa affidamento per mantenersi. Salvo che, ovviamente, non si abbiano debiti…

Come sappiamo, lo stipendio può anche essere la fonte primaria da cui attingere da parte dell’Agenzia delle Entrate: avere dei debiti ed essere morosi verso il Fisco comporta determinate sanzioni che, in alcuni casi, si trasformano anche in pignoramento dei beni.
Ci sono varie situazioni in cui lo stipendio non può essere toccato, ma con le novità introdotte dalla Legge di Bilancio adesso il rischio è reale davvero per tutti: una notizia che fa tremare molti lavoratori, anche se chi non ha debiti può dormire sonni tranquilli.
Debiti verso il Fisco, la novità per il pignoramento dello stipendio
Come riportato da quifinanza.it, con la novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2025, in caso di debiti verso il Fisco, anche i dipendenti pubblici potranno subire il pignoramento dello stipendio. Questa nuova regola entrerà in vigore a partire dal 2026 e verrà applicata a seguito del verificarsi di diverse condizioni, in primis a seconda dell’entità del debito contratto. Il provvedimento è estremo, ma proprio a causa di ciò non verrà applicato per qualsiasi debito: il taglio dello stipendio riguarderà quei lavoratori morosi con debiti superiori a 5 mila euro e una quota di emolumento che supera 2.500 euro.

Questa modifica porterà l’Agenzia delle Entrate a riscuotere parecchi debiti, considerando come secondo quanto riportato dalla fonte sarebbero circa 250mila i dipendenti pubblici che, attualmente, hanno debiti superiori a 5mila euro. Di questi, 30mila dipendenti percepiscono stipendi medi di 3.500 euro, sui quali potrebbe essere applicato il pignoramento. Stando ai calcoli, con l’introduzione di questa misura verrebbero recuperati 36 milioni di euro nel 2026, e 90 milioni di euro annui a regime.
Anche agendo col pignoramento, comunque, non verrà mai trattenuta l’intera somma percepita dallo stipendio mensile: l‘intervento è parziale e volto a rientrare del debito contratto; per gli stipendi di importo superiore a 2.500 euro il blocco, il blocco dovrebbe essere di un settimo dell’importo (fino al saldo del debito), mentre per quelli una tantum (come la tredicesima) di un decimo.
Da qui al 2026, l’Agenzia delle Entrate avrà modo di aggiornare le piattaforme di controllo, con le amministrazioni pubbliche che parallelamente adegueranno di conseguenza il meccanismo di verifica. Per gli statali che hanno dei debiti, meglio controllare la propria posizione fiscale e agire tempestivamente, così da poter saldare ed evitare la trattenuta sullo stipendio.